All is full of spores
Un tuffo nel Mar Marcio di Nausicaa della Valle del Vento

Postato il: 02 marzo 2024 -

Nausicaa della Valle del Vento è un’opera che non necessita di presentazioni (e probabilmente nemmeno di questa analisi): il suo impatto parla per sé. Il film, basato sui primi volumi dell’omonimo manga dello stesso Hayao Miyazaki, fu accolto positivamente sia dal pubblico e dalla critica e dal suo successo nacque nel 1985 lo Studio Ghibli, attivo da quasi 40 anni.
Ad oggi, lo studio è a tutti gli effetti sinonimo non solo di cura del medium dell'animazione, ma anche di delicatezza dei temi trattati coniugata ad un sottotesto politico maturo che nasce da una solida ed eterogenea formazione.
Nausicaa della Valle del Vento, nonostante sia una delle prime opere di Miyazaki come autore, incarna perfettamente l'ethos di quello che poi sarebbe diventato Studio Ghibli e del suo impatto, indiscutibile, sull’animazione giapponese e mondiale.

Substrato Colturale

Prendendo spunto dai classici dell'epica, della fantascienza, del fantasy e del folklore (in particolare, la fiaba de "La principessa che amava gli insetti"), il personaggio mitologico di Nausicaa viene traslato in un mondo magnificamente dipinto nel suo orrore e splendore, richiamando il sincretismo di fantastico e fantascientifico di Jean Giraud. La principessa omerica, che allevia le ferite di Ulisse e che ascolta le sue avventure, diventa protagonista della sua personale Odissea.
Tuttavia, l’opera non è ispirata solo da immaginari bucolici: lo sversamento di acque contaminate da metilmercurio nella baia di Minamata tra gli anni ‘50 e ‘60 scosse l’opinione pubblica giapponese, tanto che Hayao Miyazaki lo cita come una fonte di ispirazione. Osservare come la vita si fosse adattata e non si fosse fermata alla presenza di un veleno creato dall’uomo fu uno dei motivi che lo spinsero a voler narrare la storia di Nausicaa (Dani Cavallaro, 2006).

Nonostante questo evento costituisca lo sprone principale per la realizzazione dell’opera, è anche doveroso ricordare che è inserito all’interno di un quadro molto più ampio: infatti, tra gli anni ‘60 e ‘70 si assistette ad una presa di coscienza collettiva sulle questioni ambientali, dapprima, ed ad una crescente pressione per interventi di preservazione ambientale a larga scala, dopo. Per dare un’idea, nel 1962 venne pubblicato per la prima volta La Primavera Silenziosa di Rachel Carson, un report sui danni e gli effetti sull’ambiente dei DDT, di diserbanti e pesticidi artificiali che ottenne un enorme successo; venne registrata la prima pioggia acida negli anni ‘60 ad Hubbard Brook; infine, avvenne il disastro petrolifero di Santa Barbara del 1969, considerato ad oggi il peggiore della storia. In seguito a quest’ultimo evento, tutt’oggi di enorme portata, il senatore Gaylord Nelson affiancò alle proteste anti-Vietnam del tempo un forte sentimento ambientalista, in quella cascata di eventi che porterà all’istituzione della Giornata della Terra (1970) e al Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (1972). E, ça va sans dire, furono anche gli anni della Guerra Fredda, con le sue costanti e prolungate tensioni.

Un Mondo Marcio

I temi ambientalisti e anti-imperialisti, connaturati alla nascita del racconto per le ragioni sopra elencate, sono riflessi non solo nelle azioni dei personaggi e nella sua morale, ma persino nelle leggi che governano il suo mondo. Il suo anno zero è costituito dai "Sette giorni di fuoco", un evento apocalittico che ha decimato la popolazione umana e stravolto l’ambiente. Gli "Dei Guerrieri", creature biomeccaniche distruttive e colossali, marciando sul mondo lo hanno ridotto ad un cumulo di macerie, per poi svanire. L’evento fa rientrare Nausicaa della Valle del Vento in quella macrocategoria di anime che Dani Cavallaro definisce “catastrofici". In esso, si scorge una riflessione sulla tragedia della Seconda Guerra Mondiale per il Giappone, ed in particolare delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (che occorre ricordare, furono sganciate dopo la resa del Giappone).
Dalle ceneri del conflitto, sorge una Terra intimamente spezzata: natura contro uomo, e uomo contro uomo. Gli insetti, difensori strenui del Mar Marcio, devono rimanere entro i suoi confini, e lo stesso Mar Marcio corrode qualsiasi cosa che inali la sua aria; tuttavia, ciò che giace fuori di esso è certamente meno letale, ma non per questo idilliaco. Il Mar Marcio rappresenta una anti-oasi all’interno di un deserto di dimensioni globali, che altro non è che il cadavere della Terra.


Se la sopravvivenza in queste condizioni non fosse già ardua, la società è dilaniata dal conflitto tra due nazioni, Tolmekia e Pejite. Esse si contendono l’ultimo grumo di cellule di un Dio Guerriero, con lo scopo di assumerne il totale controllo e annientare gli avversari. Il conflitto assume le connotazioni di una corsa agli armamenti con i suoi ragionamenti circolari: ognuno vede come prerogativa controllare il guardiano per annientare l’altro, perché altrimenti si verrebbe annientati da esso. La cosiddetta "Valle del Vento”, l’epicentro della storia, è un atomo di Arcadia in un mondo arido e ostile. In essa tutto si muove, la vita germoglia, le ferite vengono curate e le piante crescono.
Questa frattura iniziale è riflessa persino nelle scelte estetiche. Il paesaggio delle giungle tossiche appare alieno, brulicante e rigoglioso, con regolari nevicate di spore: viene giustapposto al deserto, che ci appare lunare, arido e vuoto. Le forme pesanti e meccaniche delle navi da guerra fanno sembrare i velivoli (dal design più naturalistico) di Nausicaa ancora più leggiadri nel loro cavalcare il vento. E persino le aeronavi Tolmekiane e Pejite, come in una competizione sportiva, sono rispettivamente blu e rosse.
Le parti più vitali del mondo ci sembrano quelle più aliene, quelle più mortifere, mentre l’umanità si rintana dentro delle gigantesche gabbie meccaniche; i conflitti e le tensioni raggiungono dimensioni apocalittiche e diventano irrisolvibili se non con l’annientamento completo dell’altra parte, in quanto l’ibridazione non è nemmeno contemplata. In un mondo governato dalla contraddizione, la pace non può esistere: Kushan invade la Valle del Vento e la forza a prender parte al suo piano di distruzione “per costruire la pace”. Arroccata nella sua armatura d’oro, si spinge a minacciare con una pistola Nausicaa proprio dentro una zona corrotta, dove un solo colpo di pistola potrebbe stravolgere qualsiasi equilibrio.
Considerato il contesto storico e sociale in cui questa storia si inserisce, in questo mondo frammentario è difficile non vedere un riflesso delle tensioni globali nei decenni dopo il secondo dopoguerra.

Tutto è pieno di spore

Nonostante questo mondo sia nato dalla (metaforica, quanto letterale) atomizzazione del mondo antico; nonostante il divario tra gli opposti sembri incolmabile e anzi, le sue figure di potere non facciano altro che acuire questa frattura, il ricongiungimento è inevitabile e la contaminazione è nascosta proprio in nelle contraddizioni.
La storia è messa in moto quando la placida vita nella Valle del Vento viene interrotta da un disastro aereo che, nell’unica isola di tranquillità in un mondo sempre più affamato, porta non solo la tragedia e le fiamme, ma anche ciò che ha distrutto e stravolto il mondo antico, ovvero i resti di un Dio Guerriero. Nell’ultima zona risparmiata dagli spari, arrivano ben presto orde di carri armati. Essa viene convertita ad incubatrice di una enorme macchina da guerra e persino le spore di corruzione, fino ad adesso tenute a bada dal lavoro certosino dei contadini, crescono silenziosamente sugli alberi i cui frutti nutrono la valle.
La valle viene trasformata dall’imperialismo crudo e sprezzante in un campo di battaglia, mettendo a repentaglio pure la sua sopravvivenza: l’annientamento è considerato più importante di qualsiasi sostentamento.
Le polarizzazioni manichee precedentemente esposte sono libere di mostrare tutta la loro potenza.
Il mare della corruzione è una minaccia da rimuovere, allontanare ad ogni costo: la soluzione finale è annientarlo una volta per tutte. La realtà umana va epurata di qualsiasi cosa minacci la sua centralità nel mondo… la sua *alienità* terrorizza, mette a disagio, sebbene sia proprio la speranza di fiorire di nuovo.

Al contrario, l’arma, mostruosa e radioattiva, che ha portato l’apocalisse, non ci appare come altro che umana: si comporta esattamente come un embrione che lentamente cresce in feto e poi bambino, cammina, ha una voce. Rappresenta, dopotutto, aspirazioni tutte umane: proietta la volontà dell’uomo sulla natura, anche al costo di distruggere ciò che ci permette di dirci esseri viventi.
È qui che si manifesta la genialità dell’allegoria, che mi ha spinto a scrivere questo articolo.
La seconda metà dell’opera è proprio dove avviene l'inversione. In seguito ad un atterraggio di fortuna nel Mar Marcio, Nausicaa e Asbel finiscono al di sotto della giungla tossica. Si rivelano davanti ai loro occhi la bellezza e l’ingegno della vita nell’acqua limpida e nell’aria pura che li circondano. Il Mar Marcio non è più una malattia da debellare, ma proprio il sistema immunitario della Terra, che risana le ferite inferte dagli esseri umani un millennio prima.
Di fronte ad essa, tuttavia, sia Pejite che Tolmekia, hanno la stessa reazione di ostilità. Crolla qualsiasi patina a rendere le due armate differenti, è solo una questione di colori e bandiere; entrambi condividono la stessa crudeltà e violenza. Se Kushan pianifica di rilasciare il Dio Guerriero a qualsiasi costo, è dei Pejite l’idea di trafiggere un piccolo Omh ed utilizzarlo come esca per scatenare gli insetti contro la Valle.
Se ne La Primavera Silenziosa, l’imminente disastro era annunciata dall’assenza dei canti degli uccellini in primavera, similmente nella Valle del Vento, il vento si ferma.
Davanti ad un’umanità meschina e affamata di sangue, gli Omh, dei giganteschi isopodi, e con loro gli insetti tutti, sono gli unici a donare amore e a poter ricevere compassione. L’alieno è vitale, l’umano è mostruoso.
La cieca rabbia degli Omh per un loro piccolo maltrattato è davvero la rabbia della Terra; non viene arginata nemmeno da un Dio Guerriero che, per quanto divino, si decompone e si accartoccia su sé stesso.
A portare la pace non è sicuramente lo strumento che ha creato quella divisione in primo luogo: anzi, caduta qualsiasi patina retorica, l’umanità è costretta ad affrontare le conseguenze dei suoi disastri, a prendersi il carico di aver creato il proprio inferno.
Non è con l’odio che viene colmata la spaccatura: ma è con il sacrificio di Nausicaa, mosso da amore puro, che gli Ohm finalmente si placano. Nonostante i loro rigidi carapaci e occhi vitrei, è palpabile e universale la malinconia di fronte al sangue innocente e la felicità di vederla di nuovo tra loro. Se l'immolarsi distrugge il vecchio mondo, la sua rinascita sancisce l’inizio di una nuova età dell’oro.
Da un rapporto con la natura di osservazione e di coesistenza, anziché di antagonismo e competizione, arriva il progresso e la distopia si tramuta in utopia. Aprendosi alla contaminazione, essa diventa un arricchimento e giungono nuove prospettive che consentono una genuina crescita oltre la stagnazione del pregiudizio e del trionfo personale.
Il mondo è finalmente di nuovo unito. Il deserto ha lasciato spazio a rigogliosi pascoli dove i bambini crescono e imparano. Le minacciose zone corrotte sono finalmente guarite, sbocciando in lussureggianti foreste. Tra la sabbia e l’acqua pura, si intravede un cimelio abbandonato, da cui è nata un nuovo germoglio. Tutto è pieno d’amore, tutto è pieno di spore.


Bibliografia e fonti:

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Case vuote, stanze separate
Primum Movens