Riguardo al color coding che ha reso Dale Cooper l'eroe dei due mondi
Postato il: 20 gennaio 2025 -
Twin Peaks è una serie anomala: la sua trama si sviluppa continuamente ed intensivamente nel corso di oltre 50 ore di runtime, durante le quali viene attraversata qualsiasi tematica e genere. Se, durante l’episodio pilota, essa si propone come sovversione del genere soap opera, essa si conclude in un thriller surrealista. Se poi si considera poi il panorama televisivo degli anni ‘80 e ‘90, saturato da drama che avevano più in comune con i giornaletti harmony che con la settima arte, la rottura con il suo contesto è evidente.
Dale Cooper, il singolare agente federale che funge da punto di vista narrativo, si addentra in una foresta di simboli; ma anziché profumi d’ambra, ed ebbrezze dello spirito, nei suoi meandri alberga il male, coi suoi miasmi d’olio bruciato. I leitmotif richiamati costantemente, che costituiscono il tratto caratteristico della serie, non creano familiarità: al contrario, contribuiscono ad instillare paranoia ed estraneazione, facendo intuire che c’è qualcosa che va oltre la percezione dei sensi a controllare gli eventi.
Il tema visivo ricorrente nella serie, quello che ne costituisce l’identità visiva e che ha contribuito a immortalizzarla nel pantheon televisivo, è rappresentato dalla sala d’aspetto (o la loggia). Esso è composto da motivi e colori ben distinti: tende rosse, pavimento a zigzag nero e bianco, tre poltrone in pelle scura, un busto di Venere in marmo bianco, un tavolino con una lampada di forma sferica e infine, due lampade a piantana argentate. La stanza è situata in una dimensione onirica, o trascendente; nell’immanente il tema è ripreso dal rituale giornaliero del Double R Diner: la torta di ciliegia servita assieme al caffè (scuro, senza panna o schiuma) in tazza bianca.
Il cuore di Twin Peaks è nel rosso: non solo gli stessi tendaggi della sala d’aspetto decorano svariati luoghi ricorrenti della serie, ma è anche il colore dominante di tutto il design di interni. Persino le riprese sono calibrate in modo tale da restituire una gamma di tonalità dominanti che vanno dal rosa al granato.
Altrettanto frequente, però, è il ricorso al bianco e al nero. Esso appare non solo nell’uniforme del protagonista (reminiscente, tra l’altro, dei quadri di Magritte), ma è un sintagma visivo che esalta il rosso in tutte le sue declinazioni: dagli interni della scuola superiore (dove gli stalli sono decorati con una fantasia che ricorda un battito cardiaco), alla casa di Dougie Jones, con una porta rossa che si stacca dalla parete bianca e brilla nell’ombra. La terza stagione, inoltre, fa un larghissimo uso di riprese in bianco e nero, specie nelle sequenze oniriche. Il dolce della marmellata di ciliegia è così contrastato all’amaro del caffè, tenendo Dale tra sogno e veglia.
Il rosso ha una connotazione erotica e sensuale, cercando quindi una connessione al genere soap; ma esso evoca anche il doppio significato di terrore, pericolo, sangue. Il bar One Eyed Jacks, dove culmina la caccia all’assassino, prende il nome dalla raffigurazione grafica di due carte francesi: il fante di cuori (l’eros) ad il fante di picche (seme, generalmente, connesso alla disgrazia). Accostato allo Yin e lo Yang del nero e bianco, introduce un elemento di enigmaticità, che alimenta l’inquietudine.
Se la mano di Leland è quella che ha ucciso Laura, nessuno a Twin Peaks è davvero innocente, ma allo stesso tempo, la responsabilità va oltre i singoli abitanti. Sotto un velo di raso porpora, si nascondono la perversione e la putrefazione che, tentacolari, hanno pervaso ogni cantuccio della cittadina, lasciando puliti solo dei rari momenti di genuino romanticismo e dramma tra Andy e Lucy. Laura Palmer, in questo senso, si fa agnello sacrificale della battaglia tra innocenza e corruzione che imperversa nelle camere da letto di Twin Peaks.
Il bianco e il nero sono l’equilibrio, il rosso invece è il movimento di uno verso l’altro.
Questo brano, citato di frequente in relazione a BOB (che incarna il male assoluto e il caos) e a MIKE (che, al contrario, è il controllo su di esso), si pone in totale continuità con la veste estetica di cui sopra. All’oscurità del futuro passato, si accosta il desiderio di una visione, ergo di luce (da notare come i doppelganger abbiano gli occhi bianchi). Questi due elementi, altrimenti agli antipodi, sono connessi dal fuoco, ancora una volta nella semantica del rosso, interposto tra i due mondi.
Le connotazioni apocalittiche rimarcate da questo motto trovano riscontro narrativo nella battaglia tra Windom Earle e Dale Cooper, che occupa la parte finale della messa in onda originale; ma in particolare nell’ultimo episodio.
Come con il compartimento visivo, la poesia riassume lo spirito della serie, ma ne da anche una chiave di lettura. Viene formulata come un incantesimo, dal grande potere funesto, ma allo stesso tempo profetizza la sorte di Dale Cooper dall’altro lato del portale.
Stando alle parole di Hawk, la loggia bianca e la loggia nera esistono una come l’antitesi dell’altra, ma non sono necessariamente disgiunte. Se la loggia bianca si apre all’amore, la loggia nera si apre al terrore: il fuoco, connesso tematicamente a entrambi, costituisce l’unica fonte per navigare il non-dualismo, decidendo cosa è l’ombra di cosa. La fiamma assume quindi anche l’accezione di anima, come principio dotato di luce, forza vitale e arbitrio.
He can't ask for your soul! I will take his!
I due personaggi che varcano la soglia della loggia da svegli, Windom e Dale, lo fanno con obiettivi diametralmente opposti, ma sono nello stesso luogo. A contribuire al senso di ambiguità, Laura sogna Dale bloccato nella loggia nel film Fire Walk With Me, ambientato prima degli eventi della serie. Le parole rivelate nella sala d’aspetto sono dette al contrario, ma suonano corrette; si torna indietro ma si va avanti allo stesso tempo. In questa coincidentia oppositorum, Dale rimane intrappolato, cedendo il passo al suo doppelganger. L’omicidio di Laura Palmer ha mostrato il ventre molle della sua comunità: venute a galla le ipocrisie, il marcio non può più essere seppellito; il presente ridefinisce il passato, la cui ombra spettrale storpia il futuro.
Il male ha vinto, quella notte, però non ha trionfato. Il Dale cattivo sa che la sua permanenza fisica non sarà eterna; per questo, pur di rimanere attaccato ad un mondo che non è riuscito a controllare, crea un altro sé. Se Dougie Jones, un tulpa creato per evitare di essere risucchiato dentro la loggia, gli consente di poter continuare a esercitare la sua cupidigia, è grazie a esso che il doppelganger firma la sua condanna, spedendo il buon Dale nel punto esatto dove sarebbe dovuto essere.
La Twin Peaks rurale e apparentemente tranquilla del 1989 ha lasciato il passo ad una città suburbana, in lento declino, annegata nella stagnazione e nel cinismo. Del resto - a trionfare non è stata la fiamma, ma il marcio. Come può progredire qualcosa che è già morto?
A 25 anni dalla scomparsa di Laura Palmer, Twin Peaks è degenerata in un insieme di luoghi commerciali atomizzati che hanno in comune solamente il trovarsi dentro dei confini arbitrari. Un ragazzo è scomparso, ma non si sa bene come. I volti che popolavano le vecchie giornate sono canuti, stanchi, confusi; quelli giovani, sprecati, senza direzione. Il declino di Twin Peaks riflette quello dell'America suburbana realmente esistente: un non-luogo, il fantasma di un passato di speculazioni edilizie nato con la morte delle sue comunità. Non è un caso che quindi, i rose tinted glasses della serie originale siano scomparsi, e i canoni estetici siano cambiati.
Andata via quell’anima vermiglia che dominava le indagini di Dale Cooper, la storia è adesso in mano al rigor mortis. Ne assume i toni azzurri, cerulei, stagnanti; nel blu elettrico (e nell’elettricità in generale) ha il suo apice. Occorre ricordare, a questo punto, che la mappa vivente di Hawk utilizza il glifo di un falò: esso, però, si può riferire anche all’elettricità. In questo caso, accostato al segno della morte, evoca il significato di “Fuoco nero”. Il blu, connesso all’elettricità, viene quindi annunciato come un presagio mortifero.
Tuttavia, questo colore è stato presente fin dal primo episodio, con un ruolo identico. Il corpo di Laura Palmer, quando viene mostrato, è di una tonalità bluastra - la stessa di cui, tra l’altro, veste BOB. L’insegna del One Eyed Jacks alterna tra il rosso e il blu. I doppelganger, durante l’ultimo episodio, sono pervasi di luce blu. L’urlo agghiacciante di Laura viene inondato da un bagliore blu. Quando il male prende il sopravvento su Dale, indossa il suo pigiama blu e svuota un intero tubetto di dentifricio azzurrino.
Il passaggio di testimone tra il rosso e il blu avviene durante Fire walk with me: emblematicamente, Lil danza in un abito rosso con una rosa blu all’occhiello.
Quest’ultima come esposto da Tamara Preston, rappresenta tutto ciò che elude la razionalità, non essendo presente in natura. È altresì emblematico come Chet Desmond, l'agente scomparso durante le indagini per la scomparsa di Theresa Banks, abbia gli occhi blu; mentre l'eterocromatico David Bowie interpreti Philip Jeffreis, un agente federale la cui esistenza è sospesa in uno stato di incertezza.
In Fire Walk With me, avviene anche un importante cambio di prospettiva: l'essenza soprannaturale antagonista, avente BOB come braccio, acquista non solo un colore e un suono (il ronzio, costante, dell’elettricità) ma anche un nome: Judy, Jowday.
Se il componimento Fire, walk with me forniva una chiave per comprendere la struttura delle forze soprannaturali in gioco, Judy, che non viene mai indicata, è invocata dai versi enunciati dai Woodsman, oscuri e ubiquitari spiriti a servizio del Dale malvagio:
“This is the water, and this is the well. Drink full and descend. The horse is the white of the eyes and dark within”.
I parallelismi con il precedente brano sono evidenti: ciò che finiva nel fuoco, inizia adesso con l’acqua; il mago anelava vedere, ma adesso il desiderio è verso la discesa, l’oscurità. Il bianco e il nero vengono, nuovamente, mostrati come parti della stessa essenza, come il futuro che diventa passato.
L’acqua, non è un elemento vitale, ma rappresenta velenifera stagnazione che pervade ogni cosa: il mondo è saturo del suo male. I pozzi sono avvelenati dai suoi fluidi neri.
Questo salmo fa capire come Jowday in realtà non abbia dei confini netti, definiti; ma essa è je ne se quoi che maledice l’intera narrativa, fin dall'inizio dei tempi. Ella è l’opposto metafisico di Laura: causa agente, più che oggetto; un atroce primum movens e non una vittima sacrificale. Il conflitto è a livello più alto di esistenza - Jowday la si evince non dalle sue azioni dirette, né può essere descritta ("I'm not going to talk about Judy!"). Ella alberga nel fallimento, nell'ingiustizia e nell'ineluttabilità manifestatisi al culmine della serie.
The horse is the white of the eye...
Il ritorno di Twin Peaks è un prodotto di ottima qualità; se sto scrivendo questo, è per esortare chi non l’ha visto a recuperarlo. Per questo motivo, non rivelerò il finale oltre i suoi vibe. Esso, però, è assolutamente collegato alla natura di Judy come principio di sventura che Twin Peaks non potrà mai lasciarsi alle spalle.
Laura esisterà sempre, nel passato, nel presente e nel futuro, nella sua dimensione cadaverica. Non c’è nessuna espiazione possibile alle pendici della Blue Pine Mountain: lo stridere pallido di questa atrocità è insormontabile, risuona attraverso lo spazio e il tempo e ne tarpa la crescita.
...and dark within
Ho scritto questo articolo non solo per l'intrigante opera che è Twin Peaks, ma anche come tributo a David Lynch, per aver reso il mondo un posto agghiacciante e allo stesso tempo grottesco, che va osservato e compreso tramite le sue stranezze, piuttosto che solamente con la sua placida regolarità. Se il male si copre di una patina di bene, guardare oltre le apparenze e decidere di abbracciare l'inconsueto è l'unico rimedio possibile. Fix your hearts, or die.
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